Storia

GLI SCAVI ARCHEOLOGICI
Gli scavi effettuati dalla Soprintendenza archeologica nel 1992 in località Marotta, cui sopra si è accennato, hanno portato alla luce un impianto artigianale di età romana di particolare interesse, anche ai fini della conoscenza del tipo di attività artigianale praticata nella Campania interna tra il II sec. a.C. e il II sec. d.C..
Del resto la presenza abitativa dell’uomo in tutta la zona pedemontana compresa tra i comuni di Rocchetta e Croce e Giano Vetusto in questa età della storia era stata già documentata dal rinvenimento di ruderi di abitati, di tombe, di materiale ceramico.
Il territorio di Giano Vetusto era compreso nell’area dell’”ager calenus”, cioè circostante alla città di Cales, abitato, con insediamenti sparsi detti latinamente “pagi” (villaggi) dal popolo pre-romano degli Ansoni, secondo le antiche fonti (Livio, Strabone, Velleio Patercolo, ecc.); i quali s’erano stanziati tra il fiume Liri, il Volturno i Monti Trebulani (del Montemaggiore) e il Veseris (vulcano di Roccamonfina). Il territorio aveva un’importanza strategica enorme, perché metteva il Lazio in comunicazione con la Campania.
Il complesso archeologico messo in luce in località Marotta testimonia diversi periodi di storia: al primo periodo, risalente alla seconda metà del II sec. a.C., appartengono due grandi vasche a pianta rettangolare, con pareti in “opus incertum” e pavimento in “opus signinum”. In prossimità della vasca più grande fu realizzata, circa un secolo dopo, una fornace per la produzione di anfore vinarie e di laterizi, come testimoniato da reperti a cocci rinvenuti numerosi sul posto. La fornace cessò la sua attività alla fine del I sec. d. C., quando furono costruite altre vasche più piccole, contigue alla prima; il che ha fatto supporre che il complesso fu ristrutturato per essere adattato ad altre attività produttive, quali, probabilmente, quelle relative a concia di pelli o fullonica (lavorazione della lana), come fa ritenere il rinvenimento sul posto di pesi da telaio. Allora la vasca più grande fu trasformata in una cisterna per la raccolta delle acque piovane, a pianta rettangolare, lunga 15 m. e larga 10, coperta con volta a botte. Di particolare interesse è la tecnica usata, per la costruzione, che è in “opus mixtum” e, solo su una facciata, in “opus reticulatum”, tipico quest’ultimo della I età imperiale.
La cisterna e gli ambienti circostanti sembra che furono usati fino agli inizi del II sec. d.C., quando cominciarono ad essere utilizzati per la sepoltura dei morti, come si evince dal rinvenimento di tombe “alla cappuccina” nei pressi della cisterna.
In età medievale, nel sec. XII, la cisterna fu trasformata in chiesa cristiana, dedicata a S. Giovanni Evangelista, con opportuni lavori di adattamento: infatti furono rialzati i muri perimetrali, si aprirono sulle pareti porte e finestre, il tetto fu rifatto con copertura di tegole, le pareti interne furono intonacate e dipinte con affreschi, uno dei quali, ancora visibile, rappresenta una processione di santi, con una iscrizione menzionante S. Giovanni Evangelista. .
Per una più dettagliata informazione sul sito archeologico vedasi l’opuscolo “Giano Vetusto, complesso artigianale di età romana”, edito a cura della Soprintendenza archeologica della provincia di Napoli e Caserta, del 1992, dal quale sono state attinte le notizie ad esso relative.

LE VILLE ROMANE ED I PALAZZI MEDIEVALI
Nell’ambito del centro abitato si è già fatto più volte riferimento a nobili palazzi e, ormai riconoscibili solo attraverso rare tracce di corpi di fabbrica in siti archeologici indagati, ad antiche ville romane: vale qui la pena di richiamare l’attenzione su qualche esempio particolarmente eloquente che condensa in sé storia ed arte senza potere escludere il ritorno alla menzione di esimi personaggi storici del luogo e non solo.
Meritano, inoltre, una menzione il Palazzo De Franciscis – Bernascone d’Avella, sito in località Pozzilli.

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